Descrizione
“Lucidi lapilli” oppure “faville vive” sono le espressioni collettive usate da Dante per designare metaforicamente le anime dei beati coi nomi delle pietre preziose. Due nomi di “pietre” sono citati nell’Inferno, quattro di “gemme” nel Purgatorio e quattro di “gioie” nel Paradiso. Non tutti corrispondono alle pietre preziose attuali, anche se i termini sono rimasti gli stessi. La gemma più significativa è il rubino, il cui rosso carminio ricorda il sangue versato da Cristo per l’umanità. Segue lo zaffiro, dall’azzurro che caratterizza il manto della Vergine. Terzo in ordine d’importanza è lo smeraldo, varietà di berillo, ove il verde indica la fede in Dio. Il diamante è poco valutato. Termini come balasso, elitropia e cristallo o sono stati dimenticati o hanno oggi altra accezione. Particolare attenzione è rivolta, infine, all’ardua interpretazione del verso “indico legno lucido e sereno”
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